E quando furno passati gli otto giorni fissati dal Mago, il mercante partì da casa con la Bellindia e la menò al palazzo, addove trovorno ugni cosa ammannita, e, salite le scale, sopra una porta c'era scritto:
- Appartamento di Bellindia.
Propio nun ci mancava nulla; soltanto non ci si vedeva in nessuna parte anima viva.
Il mercante 'gli era tutto sgomento a dover lassare la su' figliola lì sola alle mane di quel brutto Mago, e nun sapeva come fare a andarsene; ma la [131] Bellindia gliene disse tante e che lei nun aveva punta paura, che finalmente il mercante si risolvé d'arritornare a casa sua. S'abbracciorno, e la Bellindia promettiede di scrivere a su' padre per fargli assapere spesso le su' nove.
Rimasta solingola nel palazzo la Bellindia la cominciò a girarlo dappertutto, e quando fu ora di desinare andette nel salotto addov'era la tavola apparecchiata. In quel mentre che lei mangiava, deccoti un gran fracasso, sicché la poera Bellindia ebbe una paura smensa, e gli comparse dirimpetto il Mago.
Dice lui:
- Nun aver sospetto, Bellindia. I' vo' soltanto sapere, se tu mi vo' bene?
Arrispose la Bellindia:
- Sì, che vi vo' bene.
Dice il Mago:
- Ma che mi sposeresti?
- Oh! questo poi no! - disse lesta la ragazza.
E allora il Mago sparì.
E tutti i giorni a ora di desinare 'gli accadeva la medesima cosa e con le medesime domande del Mago; sicché per la continua pratica la Bellindia nun aveva più paura del Mago, e gli cominciò a voler bene davvero: ma di sposarlo gli diceva ugni sempre di no.
Doppo diversi mesi la Bellindia ricevette una lettera dal babbo, che gli scriveva dello sposalizio della sorella Assunta con un ricco legnaiolo, e che lui bramava vienissi pure lei a casa per le feste del matrimonio.
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