La Bellindia era tutta isbalordita e nun capiva in sé dall'allegria.
Mandorno a chiamare il mercante con le figliole maggiori, e si fece lo sposalizio con gran feste; ma l'Assunta e la Calorina furno messe ritte alla porta in gastigo dell'astio che loro avevano contro alla sorella; e s'accororno tanto per la rabbia, ché cascorno morte steccolite tutt'e dua.
La Bellindia 'nvece assieme al su' sposo se n'andiedano al su' regno e ci rima-sano felici e contenti, e se loro campano tavìa, la contentezza gli durerà di sicuro.
NOVELLA XVII
La Bella Giuditta e la su' figliola Maria
(Raccontata da Pietro di Canestrino operante)
In nella Provincia di Genova ci abitava una donna di nome la Bella Giuditta per la su' gran bellezza, e lei era però arricorda da tutte le parti del mondo; al su' marito Antonio lei gli parturì una figliola e la chiamorno Maria.
Ma 'nsino da piccina la Maria il padre lo perdette per un fiero malore che lo condusse diviato agli eterni riposi: sicché dunque la madre resta con quella figliola sola la rallevò con dimolta diligenza, e quando la fu grandicella la mettiede a struirsi in un convento della città.
Infrattanto la Bella Giuditta badava a tirare 'nnanzi la locanda che era stata messa su dal su' marito Antonio prima di morire, e questa locanda la nominavano in ugni paese tanto per la ricchezza che per la nobiltà del trattamento; e infatti tutti i forastieri che capitavano a Genova battevan lì, se volevano avere la su' sodisfazione.
Una volta, doppo diverso tempo, ci viense anco un ricco mercante di Parigi, e lui si chiamava Ruberto; e a male brighe che ebbe visto la Bella Giuditta, subbito se ne invaghì, ma propio a bono; sicché dovendo stare per dei giorni a Genova passava l'ore libbere a discorrere con la vedova, e alla fine gli spiegò il su' pensieri che aveva dientro al core.
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