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      T'ha' capito.
      Carluccio in nel sentire quella birbonata, ché lui nun se l'aspettava, rimase mezzo allocchito; ma tra perché aveva giurato di stare al comando della padrona e tra perché aveva paura d'esser morto lui assieme con la ragazza, fece le viste d'acconsentire alle brame della Bella Giuditta, e gli prutestò di nun mancare al su' volere; sicché dunque la Bella Giuditta con una faccia finta e tutt'allegra se n'andiede in cammera della Maria e gli disse:
      - Senti, cara figliola, i' ho pensato di darti un passatempo. Se ti garba, domani a mala pena è giorno, tu poteresti andartene a fare una trottata a cavallo con Carluccio. Che ti par egli?
      - Sì, sì, - scramò la ragazza, - i' son propio contenta di questo divertimento, e anzi ve ne ringrazio, cara mamma. Vederete voi come ci sto bene a cavallo.
      Insomma le cose gli andenno accosì, che la Maria e Carluccio erano la mattina dipoi assieme a cavallo e avviati inverso un bosco quattro o cinque miglia lontano dal paese.
      Per istrada Carluccio badava a sospirare e delle parole in bocca nun ce n'aveva; era come se avess'il cervello rannuvolo; sicché a vederlo a quel modo stravolto la Maria si mettiede a dimandargli se si sentiva male o fusse accupato con qualche cattivo pensieri.
      Dice Carluccio:
      - Sventurata ragazza! Se vo' sapessi che mestieri è il mio in questo vero rammento, altro che muso duro! Ma vo' pure piagneressi a calde [139] lagrime.
      Scrama la Maria:
      - Oh! che c'è di disgrazie, Carluccio? Via, parlate più chiaro e nun mi fate stare in tanta pena.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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