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      In nel leggere la lettera della Maria il Principe mancò poco che nun cascassi per le terre istramortito; in ugni mo', siccome alla su' moglie gli voleva un gran bene, con lei nun ce la prese, ma anzi gli arrispose subbito, che nun si sgomentassi e che que' du' mostri su' figlioli gliel'asserbassi ben rallevati, perché al su' ritorno dalla guerra e' gli voleva vedere co' su' propri occhi; poi consegnò la lettera al messo che riprendette l'istessa strada per rivienire a Parigi.
      Ma il messo quando fu a Genova si fermò daccapo alla locanda della Bella Giuditta, e la Bella Giuditta gli pigliò al solito la lettera dalla borgetta, e doppo averla letta, dall'aschero si sentiva mangiare 'l core, perché il Principe nun s'era scorruccito a quella brutta notizia e bugiarda de' du' mostri; sicché la Bella Giuditta ricorse a un altro 'nganno. La lettera del Principe alla Maria la mettiede dientro al foco, e lei ne scrisse un'altra, che 'nvece ficurava fussi del Principe al Re su' padre, e ci diceva: "Che lui nun intendeva più ricognoscere per su' moglie la trovatella Felicina, e che anzi facessi 'n modo di disfarsi tanto di lei che de' figlioli partoriti col fargli tutti quanti morire; lui 'n quella lontananza s'era pentito della su' passione per una donnicciola 'gnota e si vergognava di quello che aveva fatto, accecato dall'amore."
      La lettera accosì composta la Bella Giuditta la riserrò nella borgetta del messo, che 'nsenza di nulla addarsi la portò con seco a Parigi e la diede nelle propio mani al Re su' padrone.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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