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      La lettera a male brighe che la ricevette il Re la lesse, e restò come di sasso in nel sentirci dientro quella cruda volontà del su' figliolo; e quando, chiamata la Regina, anco lei cognobbe il tenore dello scritto, si mettiede a piagnere e a disperarsi, sicché corse la Maria a vedere quel che era stato, e abbeneché dapprima nun glielo volessan palesare, nun istante bisognò bene alla [151] fine raccontargli ugni cosa.
      La Maria a quella nova gli sobbalzò il core dalla pena e 'l sangue gli fece un rimiscolo; ma poi, col ripensarci, gli viense un sospetto, e per sincerarsi menò il messo in cammera con seco e gli disse che gli raccontassi 'l su' viaggio.
      Dice il messo:
      - I' sono passato da Genova e i' ho albergato una notte, tanto nell'andata che nel ritorno, alla locanda d'una donna, che tutti la chiamano la Bella Giuditta.
      Dice la Principessa:
      - Che ti fece delle domande la locandiera? Che domande furno?
      - Volse sapere, - arrispose il messo, - d'addove i' vienivo, che andevo a fare; poi, mi richiese della persona vostra, e se tra marito e moglie eri d'accordo e contenti.
      - E te, che risposta gli facesti te? Si' sincero e nun aver temenza di dir la verità, - disse la Maria.
      - Gua'! che vol ella, - gli ripricò il messo: - i' gli arraccontai tutto quel che era avvienuto, e che lei, abbeneché tante volte addomandata del su' essere e della su' generazione e logo di nascita, nun aveva ma' parlato chiaro; ma che in ugni mo', perché il principe Alessandro se n'era innamorato a morte, il Re con la Regina e tutta la Corte s'erano contentati di fare 'l matrimonio, rinuscito dimolto a bene e con allegrezza di tutto il popolo.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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