Disse allora la donna:
- Il mi' vero nome è Maria, e nun son figlia della fortuna, bensì della sfortuna, perché la mi' barbara sorte, doppo tanti strapazzi per insino dalla mi' giovanezza, ha finito col mandarmi in questo logo, addove campo a fatica la vita col cibarmi d'erbe e di qualche animale che ugni tanto mi porta questa bestia d'orsa, la mi' sola compagna a consolarmi nella sventura. Eppure, ci fu anco un tempo che ero dimolto contenta e felice!
Alessandro alle parole della Maria, insenza potere capirne il perché, nun isteva bene; gli pareva che il core gli si ristrignessi; e poi scramò:
- Si vede che a tutt'a dua la sorte nun è stata propizia. Io pure, abbeneché figliolo di Re, i' ho avuto le mia; e v'abbasti, ch'i' pigliai per moglie una fanciulla bellissima trovata in una strada, che lei mi parturì [162] du' figlioli in quel mentre ch'i' ero a guerreggiare in lontani paesi, e ch'i' ho perso moglie e figlioli per un tradimento, insenza esser vienuto a capo di scoprire il traditore e di cognoscere il motivo di tanta birbonata. Ma anco peggio s'è dato: perché quelle creature innocenti assieme colla madre furno bruciate vive nel mezzo della piazza di Parigi sur uno scritto falso, che alla Corte credettano fusse di mi' propio carattere. E i' son resto inconsolabile da quel tempo, e nulla c'è più che mi svaghi. Vi par egli dunque o no pur a voi, ch'i' mi possa chiamare disgraziato?
- Insenza dubbio, - arrispose la Maria; - che se le cose stanno accosì, come vo' avete detto, omo di fortuna e' non vi si pole chiamare.
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