Dice il Principe:
- Nun importa. Menatemi 'n casa, che bramo mi viengano presentati... Oh! Dio, che be' bambini! - scramò Alessandro in nel vedergli. - E di nome come si chiamano?
Dice la Maria:
- Il primo Arnaldo e quell'altro Michele, tutt'e dua di stirpe reale.
- Ah! i' nun so se la sorte mi canzoni, oppuramente se sia vero che vo' siete la mi' Felicina, e questi che qui i mi' figlioli! - disse Alessandro. - Perché a chi ho da creder più, a mi' occhi e al mi' core, ovvero a' mi' genitori e a tutto il popolo di Parigi, che gli han visti morire tutt'e tre bruciati tra le fiamme? E chi mi leverà ora di pena in questa incertezza tanto amara?
Qui successe un gran miracolo, perché tutt'a un tratto l'orsa arrizzatasi, com'è su' costume, in su' pie' dirieto principiò con voce umana a parlare e disse:
- O Alessandro, rivieni in te [164] e discaccia la nebbia che tu ha' negli occhi. Questa davvero è la tu' moglie, che te chiami Felicina, ma felice insino a qui nun è stata, e questi ènno i tu' figlioli legittimi, nati a un parto e punto mostri orrendi, ma belli come stelle del cielo e boni come la mamma che gli ha fatti. E sappi che tutto 'l tradimento fu intessuto a Genova dalla Bella Giuditta, la locandiera, che barattò le lettere al messo per aschero di gelosìa contro alla su' figliola e per volerla morta a ugni mo'. Dunque, rimena a Parigi il tu' sangue, e vivete assieme contenti e allegri da ora 'nnanzi.
A questo discorso 'mprovviso dell'orsa, tanto Alessandro che la Maria rimasano estatichi e stevan per aprir bocca, almanco per ringraziare la bestia 'ncantata della su' bontà; ma lei nun gli diede tempo, perché sparì e nun la veddan ma' più; sicché doppo i ricognoscimenti e gli abbracciari tra marito e moglie e i baci a su' bambini, Alessandro sonò il corno e si raunorno subbito i cacciatori d'attorno a lui, che gli raccontò tutto l'accaduto e da ultimo disse:
| |
Principe Alessandro Maria Arnaldo Michele Felicina Alessandro Parigi Alessandro Felicina Genova Bella Giuditta Parigi Alessandro Maria Alessandro
|