Infrattanto l'Orco a corsa 'gli era arrivo a vedergli da lontano la Prezzemolina col su' giovanotto, e s'arrapinava per raggiugnergli e acchiappargli.
Dice la Prezzemolina:
- Giannino! i' sento fresco alle rene.
- Mettiti lo sciallo, - dice lui.
Dice la Prezzemolina:
- Che! 'gli è mi' padre di sicuro. Se ci piglia, poeri noi! Ma ora l'accomido io.
E in nel parlare accosì, cava di seno il cannone co' pidocchi e gli soffia in verso l'Orco, sicché in un mumento deccoti che nasce un siepone alto e largo smisurato, che pareva un bosco di spini; e quando l'Orco ci fu arrivo, lui nun vedde più niente e non lo potiede passare, e gli toccò a ritornare arrieto.
Dice la Catèra:
- Oh! dunque, mi' omo?
Dice l'Orco:
- Quand'i' ero lì per acchiappargli tutti e dua, mi sono spariti, perché i' ho trovo un siepone di spini che serrava tutte le strade, e nun c'era valico per andar oltre.
Scrama la Catèra:
- Oh! me sciaurata! Son io che gli bo 'nsegne le malizie alla Prezzemolina. Sono i mi' pidocchi del cannone. Corri, corri, mi' omo! Tu sie' sempre a tempo a arrivargli.
E l'Orco via. E doppo un bel pezzo deccoti che rivede la Prezzemolina col su' damo, che camminavano.
Dice la Prezzemolina:
- Giannino! i' sento fresco alle rene.
- Copriti meglio, - dice lui.
- Che! 'gli è mi' padre, 'gli è l'Orco che ci dà rieto, - arrispose la Prezzemolina; - ma ci ho anco il rimedio.
E con la bacchetta fatata, lei si trasmutò in una chiesa, e 'l su' giovanotto era il prete che si parava 'n sagrestìa per dire la Messa; e po' fece apparire un ragazzino, che badava le pecore in sul prato dinanzi alla chiesa.
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