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      - Nun te n'arricordi, quando te volasti in su quella torre addove stevo serrata, e i' ti mettiedi nel mi' nido?
      E il mastio:
      - Sì, sì, ora me n'arricordo.
      E la femmina daccapo:
      - O di que' giorni che ti trasmutai in fascino di legne e poi in porcellino, perché la mi' mamma nun ti ricognoscessi, e di quando si feciano i maccheroni e si diedano a tutti, fora che alla cassetta della spazzatura, e che poi si scappò assieme, nun te n'arricordi più?
      E il mastio:
      - È vero, è vero, ora me n'arricordo.
      E la femmina a seguitare:
      - Che ti sie' scordo anco di quando s'era per la strada, e che l'Orco ci corse rieto per tre volte? E io da prima feci comparire una siepe di spini; poi ci si trasmutò in una chiesa con te dientro a dire la Messa e il ragazzo guarda-pecore in sul prato; e poi si diventò du' be' pesci in mezzo a un lago e che l'Orco ci maladisse?
      E il mastio:
      - No ve'! e' mi rivengono in mente queste cose.
      E la femmina:
      - E che l'Orco disse a me:
     
      A un'osteria ti lasserà,
      E quando su' madre lo bacerà
      Di te si scorderà;
     
      [176] e che te davvero mi lassasti a quell'osteria, con la 'mpromessa di tornare a pigliarmi fra tre giorni al più, nun l'arricordi, mi' sposo? Che dunque la tu' mamma t'ha baciato?
      In nel sentire questi ragionamenti de'du' piccioni, il poero Principe si sciorinò e si mettiede a ripensare alla su' vita passata, e finì col ricordarsi d'ugni cosa e della Prezzemolina, e che lei e' l'aspettava da tanto tempo in quell'osteria; sicché dunque, salta infurito dal letto, sona tutt'i campanelli e comincia a urlare, che vienghino i servitori e il su' babbo e la su' mamma.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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