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      Resti ben d'accordo, giunsano in quel mentre a un'osteria per riposarsi e mangiar qualcosa; [194] e doppo che furno satolli andiedano a letto.
      Ma in sulla mezzanotte deccoti un branco d'assassini, che buttato giù l'uscio si mettiedano a far sacco d'ugni robba che trovorno; e siccome l'oste e i forastieri pretesano d'opporsi, quegli assassini 'nsenza tanti discorsi ammazzorno tutti, e accosì 'gli ebbe fine la sorte di Menichino.
      Nemmanco però 'l fratello di Menichino rinuscì meglio la fortuna: vienuto poero 'n canna, tentò 'nvano d'arricchire con la mercatura, e da ultimo disperato andeva a rubbare assieme con de' ladri di mestieri. A' ladri, si sa, gliene vanno bene nove e alle dieci rimangan alla stiaccia; e anche a quel birbone di fratello gli toccò la pena secondo il su' merito: perché gli sbirri gli fecian la posta, lo chiapporno caldo caldo in sul delitto, e lo stiafforno incatenato in catorbia; d'addove nun sortì fora che col prete accanto per raccomandargli l'anima prima di morire con la testa tagliata.
     
     
     
     
      NOVELLA XX
     
     
     
      * Il Canto e 'l Sòno della Sara Sibilla
      (Raccontata dalla Luisa vedova Ginanni)
     
     
     
      C'era una volta un Re d'una gran città, che ugni mattina lui voleva all'otto dell'ova a bere, ma fresche; sicché il su' servitore andeva per le strade a girare e urlava:
      - Chi ha ova fresche da vendere per il Re?
      Una mattina che passava per una straduccia for di mano, questo servitore sentette delle ragazze che discorrivano infra di loro dientro a una casa; sicché lui si fermò per sapere quel che loro dicevano.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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