Ma torniamo alle creature, che le zie avean cavato via dal letto della Regina insenza che lei se n'addassi. Loro mandorno a chiamare una vecchiaccia, di nome Menga, e gli dissano:
- Piglia queste tre creature, serrale in una scatola di legno, e buttala 'n mare, ché gli affoghino. E bada di stare zitta, se la tu' pelle ti preme.
Poi alla vecchia gli regalorno dimolti quattrini, e lei, ubbidiente al comando, se n'andiede al mare e ci scaraventò la scatola con le creature dientro; la scatola imperò, perché 'gli era di legno, rimanette a galla, e l'acqua, dimenala di qua, dimenala di là, e' la fece approdare a un'isola, in dove steva di casa un Eremita.
Quest'Eremita un giorno spasseggiava per la su' isola, e vede a un tratto la scatola in sulla spiaggia; lui corre e l'alza di peso in mano, poi l'apre e resta com'un allocco in nel trovarci serrate quelle tre belle creature vive, ma che cominciorno a piagnere dalla fame che avevano. L'Eremita subbito arritornò alla su' capanna, e siccome tieneva delle capre, lui gli mettiede sotto le tre creature, che puppavano puppavano, e nun ismessano se nun quando furno satolle. [198] A questo mo' l'Eremita rallevò le creature, e quando le diventorno grandicelle, lui gl'imparò a leggere e a scrivere, e in su i tredici o quattordici anni i ragazzi gli andevano a caccia per il campamento, e la ragazza badava a casa e lavorava.
Ma poi doppo del tempo l'Eremita s'accorgé di dover presto morire; gli pigliò un male che nun ci fo scampo. Le coia vecchie tanto nun reggano!
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