Dice lui alla moglie:
- Che si fa egli qui? Gnamo via. Tanto il coio non c'ène da venderlo più a quest'ora. S'ha da ire a casa.
E subbito s'avviano per una porta della città.
Nusciti fora dall'abitato, Zufilo e la su moglie si trovorno per uno stradone lungo lungo tutto pieno d'alberi dalle parti, e cammina cammina viense buio fitto, e loro spersero la via; sicché arrivi un pezzo 'n su addove c'era un mucchio di querce, e, nel pulito, come de' siedili e delle tavole di pietra, dice Zufilo:
- Moglie, nun ène capo di seguitare a ire. Mi pare più meglio di fermarsi qui e rampicarsi qui sur una di queste querce a riposare; che 'nsennonnoe gli animali ci poterebbano anche divorare. A bruzzolo poi no' si ritroverà la via per rimettersi a casa nostra.
E detto fatto, loro s'arrampicorno su per una grossa quercia, e tra' rami ci s'assettorno come gli rinuscì; e Zufilo tieneva sempre il su' coio in sulle spalle.
Gli eran dunque lì Zufilo e la su' moglie appollaiati in nella quercia, quando a un tratto decco un branco d'assassini.
Accesan de' lumi, e tirato fora de' sacchetti di munete si mettiedano a siedere e a giocare su quelle tavole di pietra.
Zufilo e la moglie, tutt'impauriti, badavano anco a nun rifiatare, per paura d'essere scopriti e ammazzati 'nsenza misericordia. Ma doppo un bel pezzo dice Zufilo:
- Moglie, i' nun ne posso più. I' ho voglia di pisciare. Moglie, i' piscio.
- Noe, per amor di Dio! Se te pisci, marito, no' siem morti! - disse la donna sotto voce.
- Tant'ène, i' 'un la reggo, - dice Zufilo.
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