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      Dice l'Angiolina:
      - E della dota nun se ne parla? Nun l'ho forse da avere la mi' dota?
      Arrisponde il Magnano:
      - Io per me son contento di poco; una dota da poeri; dieci scudi per comperare il letto e qualche altro arnese di casa; di più nun mi garba, ch'i' nun vo' la donna superbiosa per la su' dota.
      Dice l'Angiolina:
      - Lassate che il Re mi' padre mi dia almanco un po' di corredo da par mio. Delle scarpe di raso, de' vestiti di seta per le feste, le camice di lino, le calze.
      - Che, che! - scrama il Magnano.
      - Queste nun èn robbe da artigiani di campagna. In casa mia bastano le scarpe di vacchetta, e i vestiti di lendinella; le camice si portano di stoppa, e le calze sono inutili, perché 'gli usa andar insenza e co' piedi 'gnudi.
      Figuratevi la [214] disperazione di quella sciaurata di Principessa, che era stata avvezza alla vita iscelta, in nel sentire le sentenzie del Magnano! Ma colpa sua, se lei si trovava in que' ferri.
      Viense finalmente il giorno delle nozze e le feciano alla zitta, che quasimente nun se n'accorgette persona viva del Regno, e ci volse anco del bono per persuadere il Magnano a nun menar via la sposa a piedi; a ugni mo' la carrozza che lui pattovì per il viaggio pareva propio un cassone da biada.
      E cammina cammina, che avanti d'arrivarci a' posti del Magnano gli ebbano a camminare delle miglia dimolte; e quando la sposa scendé giù di notte, si ritrovò, scambio che in un palazzo da Re, io una casuccia dreto le mura della città, con poche stanze mezzo affumicate e piene di polvere e di ragnateli.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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