Dice:
- I' son quel Principe che te gli trovasti l'eccezione d'un pelo torto in barba, nun te n'arricordi? E io per gastigarti della tu' mattana mi finsi Magnano, perché tu provassi 'l morso del lupo.
La Angiolina innunistante nun gli voleva credere, e bisognò che lui in nella su' presenzia si vestissi da Magnano come quando diviense su' marito.
Allora poi l'allegrie che feciano nun si possan nemmanco raccontare; feste dappertutto, e mandorno un invito a tutti i Re del mondo per un gran desinare, e c'era assieme il Re babbo dell'Angiolina; e lì loro dua ricognobbano lo sbaglio che ognuno aveva fatto, l'Angiolina d'essere stata capricciosa e il Re d'essersi lasso scappare un bando redicolo: ma tutto andiede a finire per bene e accosì la novella pure.
Gli garba? Guà! 'gli è un intrecciuccio: ma per piccina, mi pare a me che nun ci sia male. E poi 'gli è antica.
NOVELLA XXIII
Fidati e Nun-ti-Fidare
(Raccontata dalla Luisa vedova Ginanni)
C'erano una volta du' fratelli, uno bono e uno strego, più maligno via; quello bono si chiamava Fidati e quell'altro Nun-ti-Fidare: tutt'addua il nome l'avean con seco. Fidati voleva stare ugni sempre con Nun-ti-Fidare, e a Nun-ti-Fidare la compagnia di Fidati nun gli garbava punto: faceva di tutto per mandarlo lontano e che si sperdessi.
Un giorno questi du' fratelli dovevano andar fora in viaggio, e però Nun-ti-Fidare fece du' be' pani per sé e Fidati uno e mezzo soltanto, e poi si partirno da casa, e per istrada Nun-ti-Fidare camminava 'n furia, sicché Fidati 'gli era a ugni mumento addreto, e il su' fratello dispettoso nun voleva mai aspettarlo e lo divariava tanto, che Fidati per raggiugnerlo bisognava che corressi e si straccass'a bono; e con questa fatica gli vieniva fame e però mangiava di quel pane e mezzo che lui s'era cotto.
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