Dice il Mago:
- Bene, bene! si vederà col tempo se te siei veritiero, [228] oppuramente bugiardo. Vieni 'ntanto con meco al mi' palazzo.
Vanno dunque al palazzo, e ci steva la Maga, moglie del Mago.
Domanda lei:
- Che c'è egli di novo, marito?
Dice il Mago:
- I' ho trovo questo giovane a sperperarmi 'l giardino. Che se ne fa?
Arrisponde la Maga:
- Guà! s'egli è vero quel che lui ha raccontato, bisogna compatirlo. Provalo, marito, se lui è bugiardo o no, e se è bono a qualcosa, e dopo provato si delibbererà quel che s'ha da farne.
Dunque Pietro viense messo come giardinieri e ortolano, e lavorava la terra di quel rinserrato, e prudente e pronto all'ubbidienza lui contentava que' dua in ugni cosa, e gli tieneva per bene e ravvìa la coltivazione, sicché il Mago e la Maga erano allegri e gli pareva quasimente d'avere acquisto un figliolo.
Passati che furno dimolti mesi, il Mago disse un giorno a Pietro:
- Sai, Pietro, tu m'ha' a vangare questo campicello che qui, perché i' ci vo' fare una sementa a mi' modo.
Pietro si mettiede subbito a vangare, e in quel mentre che deva giù di gamba e di stiena, deccoli che vede l'uccellino dell'anello volar giù nel lavorato e razzolarvi con gli ugnelli. Pietro nun istiede a dir che c'è? Corre lesto a pigliar lo stioppo, s'imposta, tira all'uccellino e l'ammazza, e nel gozzo gli sente con le dita che ci aveva sempre l'anello.
Alla botta viense anco il Mago e scrama:
- Che è egli successo?
Dice Pietro:
- Deccovi, zio, - lui il Mago lo chiamava con quel nome di zio, - la prova manifesta ch'i' sono un galantomo e che v'arraccontavo il vero, quando per la prima volta i' nentrai in questo giardino.
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