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      Quando Angiolino fu arrivo al primo 'ngresso del palazzo reale, riscontrò lì la prima sentinella, che gli disse:
      - Addove vai? Che vo' tu?
      - I' vo' dal Re e gli porto questo regalo che qui. Si pole? - addimanda Angiolino.
      - Aho! se tu mi dài mezzo il premio che ti tocca, - disse la sentinella, - i' ti lasserò anco passare, e insennonnò arritorna pure d'addove sie' [235] vienuto.
      In quel momento Angiolino tirato dalla 'ngordigia del sonno, perché lui nun aveva possuto dormire quanto gli era parso, nun ci ripensò all'inganno dell'infame soldato, e pattovì come lui volse di dargli mezzo il premio, e tirò 'nnanzi.
      Arrivo doppo in vetta della ritorta scala, deccoti una seconda guardia che lo ferma e lo 'nterroga, che lui vadia a fare dal Re, sicché Angiolino rispose:
      - I' son per fargli un regalo. Digli ch'i' ho pescato un pescio raro, e che è degno soltanto di lui.
      - Come! dunque 'gli è una rarità? - scrama la guardia.
      - Sicuro, - dice Angiolino, - e i' son qui però.
      - Senti, il mi' ragazzo, - disse la guardia, - se tu non mi dài la quarta parte del premio che ti toccherà, i' nun ti lasso ire più 'nnanzi.
      Anco a questa guardia Angiolino gli 'mpromesse quel che volse, e tirò via.
      Giunto che fu in nella sala d'aspetto, ci steva lì pure la terza sentinella, che subbito gli domanda:
      - Che vole?
      - I' vo' parlare al Re.
      Ma il soldato avvisato già dalla prima sentinella gli fece a Angiolino la chiesta dell'ottavo del premio che gli si spettava da parte del Re, e Angiolino, che nella su' zucca gli era oramai vienuto in mente il rimedio, gli accordò agni cosa e poi disse che l'annunziassino al Re, e insenza indugio fu fatto passare a udienza.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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