Pagina (313/665)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Angiolino a male brighe si vedde dinanzi a Sua Maestà, gli profferse questa maraviglia del pescio raro, sicché il Re tutto istupito gli disse:
      - Addove mai l'ha' tu trova simile rarità?
      E allora chiamorno subbito la Regina, perché anco lei ne godessi la vista; e il Re soggiunse:
      - Dimmi te qualcosa, di', che gli ho io da dare in premio di dono accosì grande a quest'omo?
      Arrisponde la Regina:
      - E' gli si pole dare cento scudi in nel mumento e poi s'aiterà.
      Ma Angiolino, doppo aver ripensato dientro di sé, disse:
      - Maestà, questo dono i' nun l'accetto.
      - Oh! dunque, che vo' tu?
      - I' voglio, - disse Angiolino, - cento staffilate.
      - Come! - scrama il Re.
      - Sie' tu matto, oppuramente lo fai?
      La Regina più svelta però soggiunse:
      - Dàgli i cento scudi e mandalo via questo citrullo.
      - 'Gnora no! - disse Angiolino.
      - I' ho già detto che voglio cento staffilate, e per meglio intendersi, cento nerbate, e nun accetto altro fora che questo.
      - Guà! - il Re gli arrepricò: - se tu le vòi, [236] i' te le farò dare.
      E subbito dice che chiamino quattro soldati, e ordina che preparino quel che ci voleva per dargli a Angiolino le busse in nella sala, perché tutti da siedere e insenza moversi potessin godersi quello spettacolo redicolo.
      In un mumento ugni cosa fu portata e pronti per l'esecuzione, e la gente badava a scramare:
      - Quest'omo gli è matto!
      Disse allora il Re a' soldati:
      - Pigliate quest'omo e appiccicategli cento staffilate.
      - Sì, 'gli è giusto, - dice Angiolino; - ma prima una grazia.
      - Che grazia domandi tu?


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





Sua Maestà Regina Regina Angiolino Angiolino Regina Gnora Angiolino Angiolino Angiolino