I' vorre' ascoltargli daccapo per sapere più meglio la vostra idea in sul pigliare marito.
La maggiora e la mezzana glielo ripeterno in che mo' gli sarebbe garbato il marito per nun mancare di pane e di scarpe; ma la più piccina si peritava a dar fora il su' pensieri, e soltanto doppo averla cancugnata anco lei lo disse, che lo bramava figliolo del Re.
Dice il Re:
- E se il figliolo del Re vi toccass'in sorte, che gli mantierreste propio la 'mprumessa di quelle tre allegrezze?
- Dicerto, ch'i' fare' tutti i mi' sforzi per mantienerla la mi' parola, - gli arrepricò la più piccina.
- Bene! - scrama il Re. - Sappiate ch'i' sono appunto il figliolo del Re morto, e ora però comando da padrone spotico in questi paesi. Dunque, la mi' volontà è di sposarvi, perché vo' mi fate que' bambini che dicevi. I' tornerò fra qualche giorno a pigliarvi e vi menerò al palazzo con meco, e accosì vo' sarete Regina. Siemo 'ntesi.
Poi s'arrizzò da siedere e doppo salutate le ragazze andiede via.
Le tre ragazze rimasono lì isbalordite, e da ultimo le più grandi principiarono a dire:
- Che! 'gli è una sbeffatura che quel forestiero t'ha fatto per la tu' mattìa. Che! se fusse davvero il figliolo del Re, bada! ma che ti pare che voglia sposarsi con una poera campagnola!
Arrispondela più piccina:
- Guà! sarà anco accosì! In ugni mo' i' ci ho fede in quel che ha detto quel signore. Lui la cera d'imbroglione nun l'aveva punto. E poi, in tutt'i casi, si vederà.
Arrivo che fu il Re al palazzo va sa dalla su' mamma:
- Sapete, mamma, i' piglio moglie.
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Regina
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