Scrama la Principessa:
- Oh! che belle canne! Se s'avessano a casa, quante ma' rocche ci si farebbano.
- A casa, a casa! - sbergolò il servitore. - Vo' avete ricordato cose da donne.
E ritornorno a casa.
Doppo si fece allora alla presenzia del Re la mezzana, che volse in tutti modi andar lei a comandare la battaglia; ma il Re ce la mandò co' medesimi patti della maggiore.
La mezzana a cavallo col servitore alle costole, quando vedde il canneto stiede zitta; ma poi passorno tramezzo a una palaia, sicché lei disse:
- Bada, Tonino, che be' pali svelti e diritti! Se s'avessano a casa, quanti ma' be' fusi per filare.
- A casa, a casa! - bociò subbito Tonino. - Vo' avete rammentato cose da donne.
E bisognò arritornare alla città del Re.
Il Re, guà! s'era messo per perso.
In nel mentre che il Re nun sapeva come rimediarla, deccoti va da lui Fanta-Ghirò e lo supprica di mandarla lei alla guerra.
Dice il Re:
- Tu sie' troppo bambina! Nun sono rinuscite quell'altre a bene, che vo' tu che speri 'n te?
- Che mal ci sarà egli a provarmi, babbo? - domandò la ragazza.
- Vo' vederete ch'i' nun vi farò disonore a mandarmi. Provate, via!
Dunque il Re volse provare anco lei, e al servitore gli diede i medesimi comandamenti.
Infrattanto Fanta-Ghirò si vestì da guerrieri, con la su' spada, le pistole, la montura; pareva un bel dragone valoroso. Insomma, montano a cavallo e vanno via con l'esercito dreto; passano il canneto, passano la palaia e Fanta-Ghirò zitta: arrivati al confino, Fanta-Ghirò si volse abboccare con il Re nimico, che era un bel giovanotto; e lui, a male brighe che la vedde Fanta-Ghirò, subbito disse infra di sé, che lei era una donna, e la 'nvitò al su' palazzo per parlar meglio delle ragioni della guerra prima di battagliarsi.
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