Alza gli occhi l'Eremita a quello parole e guarda Adelame e l'Adelasia, e poi scrama:
- Sciaurati! che avete vo' fatto?
Rimasero sbalorditi i du' amanti e come di sasso in nel sentire un simile saluto; ma l'Eremita seguita a dire:
- Sciaurati! vo' siete in peccato. Vo' avete trasgredito alla legge umana e alla legge divina. Alla legge umana, perché disubbidisti al padre e al Re, e sappiate che il Re vi fa cercare dappertutto per darvi la pena di morte. Alla legge divina, perché vo' siete assieme insenza essere moglie e marito.
Que' dua allora, tutti 'mpauriti, gli si buttano a' piedi, e lì a scongiurarlo l'Eremita, che gli aitasse in qualche mo', che oramai il male 'gli era fatto e nun e' ora più rimedio.
Dice l'Eremita:
- Ma che veramente volete vo' essere sposi?
Risposano assieme:
- Sì, sì, sposi e per sempre.
- Ebbene! - dice l'Eremita, - i' vi sposerò io, o per questa notte i' vi darò ricovero; ma domani bisogna che andiate via, perché qui con meco vo' nun ci potete stare.
Allora l'Eremita gli sposò e gli benedisse, e gli mettiede a dormire in su dello foglie in un canto della capanna, e quando poi fu giorno, Adelame e l'Adelasia dovettano dilontanarsi, doppo ricevuta un'altra nova benedizione dall'Eremita.
Ora 'gli è tempo di sapere che infrattanto al Palazzo reale gli eran iti a portar da culizione alla rota della cammera dell'Adelasia; ma la culizione e' v'era sempre lì ferma al mumento del desinare. Impauriti i servitori vanno subbito dal Re e gli raccontano quel che è successo.
| |
Eremita Adelame Adelasia Eremita Eremita Eremita Eremita Eremita Adelame Adelasia Eremita Palazzo Adelasia
|