- Maestà, 'gli è un giovanotto forastiero tutto vestito di pelli, e gli fanno mille domande; e lui arrisponde pronto, che nun si sgomenta.
Dice il Re:
- Fatelo salir su, ch'i' lo vo' vedere e gli vo' [263] parlare.
Il servitore ubbidiente va e chiama Germano e lo fa salire alla presenzia del Re, e il Re gli disse:
- Chi siei e d'addove vieni? Il babbo la mamma gli hai? E loro che mestieri fanno?
Dice Germano:
- I' sono figliolo di du' boscaioli, ma il nome di loro i' nun lo so, non l'ho ma' sentuto arricordare. Io mi chiamo Germano e i' sono figliolo unico, e son fuggito da casa e, cammina cammina, mi sono sperso. Nun so nemmanco in che paese i' ero.
Dice il Re:
- Vo' tu stare al mi' servizio?
Dice Germano:
- Sì, volentieri, perché fino a ora i' ho campato con la limosina.'
A farla corta, Germano fu messo per mozzo di stalla, e doppo qualche mese lui passò aiuto del coco, poi diviense credenzieri di Corte, e il Re gli deva un bon salario.
Ma lui ci s'era annoiato lì, e un giorno disse al Re:
- Senta, Maestà, i' me ne vo' ire, perché a servir accosì m'annoio.
Dice il Re:
- Ma come mai? Eppure i' ti do un bon salario e nun ti manca nulla.
- Tant'è, - arrisponde Germano, - che vôle? I' nun posso durarla a questo mo'.
Dice il Re:
- Ma che faresti volentieri qualche altr'arte?
Dice Germano:
- Per dire il vero, mi garberebbe la vita del militare.
Dice il Re:
- I' ho da contentarti a tu' piacimento. Nentra nell'esercito e addio.
Dunque Germano nentrò soldato comune nell'esercito e in pochi anni diviense Maggiore, e quando fu Maggiore, un giorno il Re lo fa chiamare e gli domanda:
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