A un pover'omo, che gli morì la moglie giovane, gran disgrazia! gli era rimasa una bella bambina di nome Rosina; ma lui nun poteva guardarla, come fanno le mamme, sicché credé più meglio di trascegliersi un'altra donna per su' seconda sposa, e anco da questa seconda sposa gli nasce una bambina, piuttosto brutta, e la chiamorno Assunta.
Le bambine da grandi andevan fora e a scola assieme, e quando tornavano a casa l'Assunta, sempre piena d'astio, diceva a su' ma':
- Mamma, la gente fora in nello scontrarci dice: L'Assunta è mora e brutta, ma la Rosina è bella, rosata e garbosa! I' non vo' più andarci con la mi' sorellastra, mamma.
Dice su' madre:
- Guai la gente 'gli ha ragione. Te nasci da una mamma un po' scura di carni, e però anco te sie' mora. Nun ci abbadare alle chiacchiere.
Scranna l'Assunta:
- Anco voi, mamma, mi volete male! In ugni mo', io con la Rosina nun ci vo' più. Pensatela come vi garba.
E in quel mentre si mettiede a piagnere e a disperarsi. Le mamme vere, si sa, ènno tutte per il su' sangue, sicché per accontentare l'Assunta la su' madre gli domandò:
- Ma che ho io da fare?
Arrisponde l'Assunta:
- La Rosina mandatela a badare alle vacche e dategli una libbra di canapa da filare; e se lei torna la sera con le vacche affamate e insenza tutta la canapa filata per bene, picchiatela con un bastone, che accosì lei divierrà brutta.
Abbeneché un po' a malincore, la matrigna si piegò tavìa a' capricci della su' figliola, e chiamata la Rosina gli disse:
- Te con l'Assunta nun [281] occorre che tu ci vadia più. Ti maridò a badare le vacche e fagli l'erba, e te mi filerai anco una libbra di canapa; e se te torni la sera a casa insenza il filato finito e insenza le vacche satolle, ti pago io con un bastone.
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