Pagina (380/665)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      - Senti, i' vo' restar solo. Te arritorna a casa, e portagli le mi' bone nove e i mi' saluti al babbo e alla mamma. I' seguiterò a girare da per me il mondo; in capo a un anno però, siccome i' ho imprumesso, i' viengo a ritrovargli i mi' genitori, e che nun stian troppo 'n pensieri de' fatti mia.
      Il servitore, ubbidiente a' comandi de' padroni vecchi, nun voleva in nissun modo lassarlo il giovanotto; ma ugni supprica, ugni ragione che portava nun gli valse, e bisognò bene che lo lassassi fare e che si dilontanassi da lui; si dissano addio, e uno andiede da un lato e un da quell'altro.
      Quando dunque il giovanotto fu solo, cammina cammina, deccotelo per un bosco che cominciava la notte, e di repente nasce una gran burrasca, che l'acqua cascava giù a catinelle, e i lampaneggi e i toni non ismettevan mai; pareva propio che il mondo rovinassi.
      Quel poero viaggiatore 'gli era bagnato come un pucino, con un freddo addosso e una fame 'n corpo da nun si dire, sicché raggricciato da' patimenti ugni tanto scramava:
      - Mi sta bene! S'i' devo retta al babbo e alla mamma, questo nun mi succedeva. Che gran bue i' sono stato! Essere un signore che nun gli mancava nulla, e ficcarsi accosì in questi risti e in queste pene! E chi sa s'i' la scampo.
      Infrattanto lui andeva innanzi a tentoni, e finalmente si trovò a un palazzo ben alluminato e con il portone aperto; nun ci vedde nissuno, sicché il giovanotto nentra, sale su per le scale, ma persona viva nun apparisce. Guarda di qua, guarda di là, de' padroni e de' servitori nun pareva che lì ce ne fussano:


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665