- Oh! che sia un palazzo deserto?
Va in verso un salotto e nel mezzo c'era una bella tavola apparecchiata; si mette a siedere e mangia pure; [289] la fame nun gli mancava davvero.
Doppo, chiama, aspetta, tutto inutile, nissuno viense a domandargli quel che lui voleva; sicché, stracco, pensò meglio di pigliare un lume, cercarsi una cammera e buttarsi a dormire.
Dice:
- Domani pagherò il conto.
A levata di sole il giovanotto si sveglia, nesce di letto e in nel salotto trova la culizione bell'e ammannita; lui credeva di vedere almanco qualcuno. Che! niuno gli si presenta.
Dice:
- Oh! che lavoro è egli questo? Che sia il palazzo degli 'ncanti? Basta! qui ci sto bene e qualcosa poi succederà per sincerarmi di queste meraviglie. Se c'è spesa, i' pagherò quando vengano a portarmi 'l conto.
Piglia dunque uno stioppo e se ne va a caccia per insino all'ora di desinare; e, per nun farla tanta stucca, vo' dovete sapere che lui né al desinare, né alla cena nun potiede riscontrare mai qualche abitante del palazzo, e però la sera, insenza più confondersi, prese il solito lume e se n'andette a letto diviato.
Dice:
- Sarà quel che sarà.
Nun erano dimolte ore che il giovanotto dormiva, quando in sulla mezzanotte gli parse di avere una persona a lato. Lui tasta e sentiede bene che 'gli era una donna, e questa donna lo lassò fare a su' modo e nun gli disse mai nemmanco una parola; sicché lui, incuriosito, battiede l'acciarino per accendere il lume e vederla; ma la donna la sparì a un tratto prima che lui avessi 'l tempo di guardarla.
| |
|