In su 'l più bello che quelli ringongheggiavano a bono, dice il Mattarugiolo al Savio:
- Mi scappa da pisciare.
- Nun la fare, sai! - dice 'l Savio sottovoce. - Nun la fare, ché se gli assassini ci scoprono, no' siem morti.
Ma il Mattarugiolo nun gli diede retta:
- I' nun posso tienerla. Mi scappa.
E giù, la lassa andare. Gli assassini, che stevan sotto alla quercia, in nel sentirsi tutti ammollare, si rivoltorno 'n su per vedere quel che era.
Dice il capo-ladro:
- Dicerto, dientro a' rami c'è qualche uccellaccio. Ma domani a levata di sole i' lo pago io con una trombonata.
E si rimettono a mangiare.
Di lì a un po' dice il Mattarugiolo:
- Savio, i' nun la tiengo, la mi scappa. I' ho voglia di cacare.
- Ma che propio sie' scemo insenza rimedio? - gli sussurrò il Savio. - Nun la fare, sai! ché ci scannano di sicuro.
Il Mattarugiolo però nun gli diede punta retta, si calò i calzoni e giù. Ma 'l capo-ladro disse a' su' compagni, che principiavano a [302] scommoversi:
- Nun vi confondete: 'gli è quel medesimo uccellaccio che fa queste porcherìe. Ma domani a male brighe giorno tu l'arai il tu' avere! Una botta e finita.
E seguitano la cena. Tutto a un tratto dice il Mattarugiolo:
- I' nun le reggo più! Le mi scappan dalle mani! Ènno troppo pese!
E nun badando punto alle disperazioni del Savio, dà la via alle 'inposte dell'uscio, che ruzzolorno a precipizio a traverso le rame della quercia.
A quel fracascìo repentino gli assassini s'arrizzorno spauriti, concredendo che la quercia gli cascass'in sul capo, e telorno più presto del vento dibandonando lì per le terre quattrini e robbe.
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