Quando al Savio lo spavento gli fu passato, che già il sole vieniva fora, scese dalla quercia per vedere quel che era successo. Dimolti fiaschi di vino quelle 'mposte gli avevano tutti rotti in tricioli, ma il resto era sano, sicché tra lui e il Mattarugiolo radunorno nella tovaglia il mangiare, il bere e i quattrini, e con il carico addosso ripresan la strada per tornarsene a casa.
Addove arrivi, a quel modo ricchi nun patirno più la fame, comprorno de' poderi, e se la godettano allegri e contenti a quel Dio.
NOVELLA XXXVI
* Fiorindo e Chiara Stella
(Raccontata dalla Luisa vedova Ginanni)
Un Re 'gli andeva ugni sempre a caccia, e una volta in nel girar per la campagna s'imbattette con un contadino, che dientro a una selva strolagava di notte le stelle.
Dice il Re:
- Ohé! che fate vo' costì?
- Strolago le stelle.
- Per farne che? Vo' nun potete esser capace.
Dice il contadino:
- Per codesto, capace i' sono, e fo la strologazione, perch'i' hoe la moglie soprapparto, e lei m'ha da parturire un bambino e le stelle prognosticano che lui sarà il Re di Spagna.
A un simile discorso il Re si sturbò; lui 'gli era appunto il Re di Spagna in persona, e figlioli masti e' nun n'aveva per su' legittimi eredi; stiede zitto tavìa e in iscambio gli disse a quel contadino:
- Gli farò da padrino, se vo' siete contento, alla vostra creatura. Voi nun ve n'arete a pentire.
- Oh! faccia lei, se si vole incomidare. Vienga pure a casa con meco, - arrispose il contadino.
Nentrava dunque in nella casa del contadino e già la donna aveva parturito un bel mastio, sicché gli si messan tutti d'attorno per ammannirlo alla cirimonia del comparatico, e fatto che gli ebbano ugni cosa, come costuma in simili casi, il Re disse:
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