Ma come si fa a mandar via questa bruttezza, se è la mi' legittima sposa?
Arrisponde su' madre:
- Il modo c'è. Dammi retta, ch'i' te lo 'nsegno io. Trascegli dua tra le più belle camberiere e mettile assieme con la tu' brutta moglie e comanda che loro in capo a otto giorni filino una libbra di lino per una; quella che lo fila più meglio pigliala per isposa.
Il Principe fece accosì; trascelse le camberiere e le serrò in du' cambere disseparate e gli diede la libbra di lino a filare, e loro ci si messano propio d'impegno.
Ma la poera sposa nun concludette nulla; steva ugni sempre a piagnere la su' mala sorte che gli era tocca per la su' smemoriataggine.
Il sabbato sera piglia la sposa con seco un servitore e va a trovare Testa di Bufala e gli racconta de' comandamenti del Re. Dice:
- 'Gnamo, via! Aitatemi in qualche mo', cavatemi di queste pene, voi che potete. M'ate ridotto accosì, e di fortunata ch'i' ero, per un mancamento insenza mi' volontà, i' sono la più sfortunata di tutte le donne.
Arrisponde Testa di Bufala:
- Ah! ti pare a te un mancamento di nulla quello della disubbidienza e quello della [314] sconoscenzia? I' nun ti posso aitare. Tieni, soltanto i' ti do questa noce. Domani porgila al figliolo del Re e che lui ne mangi uno spicchio scambio della libbra di lino che t'ha dato a filare.
- E nun ci fu versi che Testa di Bufala si piegassi a perdonarla quella poera sposa, sicché lei se n'andiede con la noce infra le mane più disperata di prima.
La domenica le camberiere portorno il su' lino al figliolo del Re e alla su' mamma; loro l'aveano filato filo per filo, e la Regina disse:
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Principe Testa Bufala Gnamo Testa Bufala Testa Bufala Regina
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