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      Alla sposa gli conviense andar via con quella nocciòla, e nun ottenne altro da Testa di Bufala sempre iscorruccita.
      La domenica le du' camberiere con le camicie bell'e cucite furno alla presenzia del figliolo del Re e della Regina, che trovorno [315] quel lavoro fatto dimolto bene, e tavìa con qualche defetto. Doppo volsan vedere la camicia della sposa; ma lei gli porgette la nocciòla con le parole dettegli da Testa di Bufala.
      Scrama il figliolo del Re:
      - Ma dunque te mi vo' sempre canzonare?
      La nocciòla in ugni mo' la prendette e a male brighe che lui l'ebbe stiaccia, deccoti sorte fora la camicia di tela tutta ricamata a oro, con certi puntini sottili sottili e fitti che manco si potevano scoprire con gli occhi.
      Dice il figliolo del Re:
      - Ma questa gli è davvero una meraviglia, un incanto! Sì, mamma! Eppure quel grugnaccio con meco non ce lo voglio per il merito d'una camicia. Trovate qualche altro ripiego per liberarmene insenza scandolo.
      Dice la Regina:
      - Oh! per l'ultima volta, veh! e poi 'gli è finita. Comanda a queste tre donne che dientro otto giorni cerchino di farsi belle, e chi sarà la più bella quella sia la tu' sposa addirittura.
      Figuratevi se le camberiere in quegli otto giorni ci si mettiedano con l'arco della stiena! Sarte a far vestiti, modiste, parrucchieri non ne mancorno a far prove d'ugni sorta; e lì a lavarsi, a lisciarsi, e con pomate a ugnarsi, e po' rossetto e biacca. Che! a zappare si dura manco fatica!
      Ma la sposa stiede com'un'allocca a piagnere soltanto. Poera donna! che volete che facessi con quella testaccia di bufala in sul collo?


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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