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      Lei nun n'ebbe bisogno di sarte, di modiste, di parrucchini, né di tignersi e imbrigliarsi come quell'altre; la bellezza l'aveva di suo anco 'gnuda.
      La domenica dunque c'era tutta la Corte raunata nella sala reale e la Regina 'gli era accanto al Re, tutt'addua sieduti su per aria in nel trono; e deccoti viengono innanzi le tre donne, ma coperte con un velo fitto da capo a' piè.
      S'avanza la prima camberiera e il Principe gli alza il velo; dice:
      - Che! èn' tutti cenci.
      S'avanza la seconda camberiera e il Principe gli alza il velo anco a lei; dice:
      - Che! gli èn' tutti nastri e tigniture.
      Ma quando vedde la su' sposa, rimanette di stucco; scrama:
      - Deccola la mi' moglie! Deccola come quando i' la trovai dientro la buca e più bella che nun era allora. Cara madre, la scelta i' l'ho fatta; la mi' sposa è quella che m'incanta con la su' bellezza e le su' bone grazie.
      La prendette per la mano e la mettiede a siedete accanto a sé in sul trono, e tutta la Corte l'acclamò come Regina; e da quel giorno la sposa e il figliolo del Re se ne stiedan trionfenti e camporno felici e contentoni come Pasque.
     
     
     
     
      NOVELLA XXXVIII
     
     
     
      * Il Pesciolino
      (Raccontata dalla Luisa vedova Ginanni)
     
     
     
      Tempo fa, ma sono dimolti anni, regnava ne' paesi una gran carestia, e la gente nun aveva da mangiare, sicché ne morivano de' cristiani dalla fame tanti, che era una disperazione e faceva 'scherezza a vedere que' disgraziati cascare, chi di qua, chi di là, per le terre insenza fiato.
      A que' medesimi, tempi campava una poera donna pigionacola in un borgo, e il su' marito gli era morto da un pezzo, e lei era rimasa vedova con du' figlioli, un mastio più grandino e una bambina doppo lui; e il mastio lo chiamavano Gianni.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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