Figuratevi lo stupore di quel Re e di que' signori!
La Principessa poi diventava quasi matta in nel vedere la trascelta del su' figliolo, perché lei Gianni nun l'aveva cognosciuto mai nemmanco per prossimo, e Gianni pure raffermava che lei diceva la verità; ma diceva:
- I' son tavìa il babbo del bambino.
Finalmente, tutti incattiviti a bono, a spintoni discacciorno Gianni fora di lì, e il Re sentenziò che quell'adunanza nun gli garbava più per via di quello scangeo, e che lui voleva farne un'altra quando il bambino 'gli era più grande; tra un anno almanco.
E l'anno fece presto a passare e i bandi viensano appiccicati al solito alle cantonate del Regno, sicché anco Gianni ci volse arritornare al palazzo.
Ma prima andiede al fosso del Pesciolino e lo chiamò come lui gli aveva insegnato:
Pesciolino, mi' amante,
Saresti a me costante?
Mi faresti la carità?
Dice il Pesciolino:
- Che vo' tu, Gianni?
Dice lui:
- Voglio diventare un gran signore, con di be' vestiti, cavalli, la carrozza co' servitori, cucchieri e cacciatore, e tutti in livrea.
Domanda il Pesciolino:
- Per farne che di tutta questa robba?
E Gianni allora gli raccontò quel che gli era intravvienuto con la figliola del Re, e che lui e' l'aveva ingravidata per virtù del su' amante Pesciolino, e 'nsomma gli scoperse ugni cosa.
Dice il Pesciolino:
- Va', mi' Gianni, che te siei [321] disaudito.
Dunque il giorno dell'adunanza ci viense anco Gianni con un traino alla reale, che nun ce n'era altri de' compagni, e nissuno potiede raccapezzarsi chi fusse quel gran signore e di che paese del Regno; ma in ugni mo' lo lassorno salire per insino 'n sala, e lui si mettiede a siedere assiem con gl'invitati, e quando poi cominciorno le prove per iscoprire il babbo della Principessa, il bambino insenza manco pencolare portava sempre la palla d'oro tra le mane di Gianni.
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