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      - Eppure, i' fo scommessa, - dice il canocchialaio, - che de' canocchiali con la virtù di questi lei nun ne possiede nemmanco l'ombra.
      Domanda il Principe:
      - Che virtù?
      - La virtù, - arrisponde il canocchialaio, - che anco a cento miglia da lontano si vede quel che si fa, no soltanto allo scoperto, ma serrati pure in nelle cammere.
      Scrama il Principe:
      - Sì sì, i' la cercavo una maraviglia a codesto mo'! Quanto v'ho io a dare?
      Dice il canocchialaio:
      - Cento scudi tondi, nemmanco un quattrino di meno,
      - Sta bene, e i' ne compero uno, - disse il Principe, e a male brighe che l'ebbe 'n mano lo strumento, arritornò alla solita osteria, e ci trovò il fratello maggiore. Il più piccino nun era arrivo.
      [337] Venghiamo dunque al più piccino de' tre fratelli, stato 'n viaggio come gli altri per l'acquisto del regalo; e nun ci mancavano che quindici giorni soltanto alla fine de' se' mesi, e lui pur troppo nun aveva trovo nulla che lo contentassi, sicché quasimente credeva nun poterci più rinuscire nella 'mpresa: ma una mattina passò dinanzi la casa in dove il Principe steva a alloggio un venditore, sbergolando con quanta n'aveva 'n gola:
      - Uva salamanna, chi ne vole? Uva salamanna virtudiosa, compratela, compratela! E' nun son quattrini butti via.
      In nel paese del Principe dell'uva salamanna nun ce n'era; lui nun l'aveva ma' sentuta rammentare, e per vederla scese giù in istrada e chiamò quel venditore.
      Dice:
      - Che è questa robba che vo' vendete?
      Arrisponde il fruttaiolo:
      - Uva che si addomanda uva salamanna.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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