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      Il giorno lo passava il Principe framezzo a divertimenti e spassi, e finì che della figliola del Re se n'era quasimente smenticato.
      In ugni mo' anco il bene stare viene a noia, e il Principe cominciò a dire:
      - I' bramere' cognoscere che n'è successo de' mi' fratelli, del mi' babbo e della sposa.
      La Capoccia però delle Fate lo sconsigliava sempre da quelle voglie:
      - Bada! nun andartene. Qui nun ti manca nulla, dell'allegrìa e de' godimenti tu n'ha' a dovizia; e se te arritorni da' tu' fratelli, te risti di capitar male o d'avere almanco di gran dispiaceri.
      Ma il Principe ostinato nel su' pensieri tanto pregò la Capoccia, che lei per accontentarlo gli permettiede di sortire, e prima gli disse:
      - In sulla sposa nun ci contar più, perché lei è tocca al tu' fratello maggiore, e il babbo della Principessa morì, sicché ora in nel Regno comanda il medesimo tu' fratello. Anco il Re tu' padre a quest'ora 'gli è bell'e morto da un pezzo. I' t'avvertisco daccapo; nun partire, resta qui. Te sofferirai de' patimenti dal tu' fratello, che è geloso di te e t'astia a morte.
      Ma nun ci fu versi di smoverlo, e il Principe volse andare a rivedere il fratello maggiore e la cognata.
      Quando il fratello maggiore rivedde quel più piccino, scrama tra sorpreso e stizzoso:
      - Addove t'eri ficco, che da tanti mesi nun s'è ma' sentuto parlar di te? Tutti gli han creduto che te fussi morto seppellito in quella buca.
      Dice il più piccino:
      - E' i' ero vivo 'nvece, e vo' nun m'ate nemmanco [340] ricerco. Un bel tradimento per godersi la mi' vittoria!


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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