Fortuna ch'i' ho trovo da star meglio con un branco di Fate giovani e belle, e in un logo d'incanto. Dell'astio a te nun n'ho punto, e non sbaratterei il mi' bene con tutti e' tesori del mondo.
A quella nova il fratel maggiore si divorava dalla rabbia, sicché disse con brutta grinta:
- Ma i' son regnante e regno anco sulla tu' buca, e se mi gira, i' vi posso far subissare a mi' piacimento. Intanto, che tu badi 'n capo a otto giorni di portarmi 'n regalo un padiglione di seta da albergarci sotto con trecento soldati, e insennonò i' mando a buttar'all'aria la tu' delizia.
Il fratello più piccino impaurito ritorna dalle su' Fate e gli racconta le prutenzioni del maggiore.
Dice la Capoccia:
- Te l'avevo detto, e nun m'ha' volsuto dar retta. T'eran vienute a noia queste ragazze e le maraviglie del mi' palazzo! Meriteresti ch'i' ti lassassi al tu' destino. In ugni mo' per compassione della tu' giovanezza ti s'aiterà.
E in capo a otto giorni il padiglione di seta era in nelle mane del fratello maggiore: ma nun fu contento, e ne volse un altro compagno per secento soldati o lui struggeva la buca delle Fate. Guà! bisognò che al solito le Fate con la su' virtù lo fabbricasseno quest'altro padiglione e più bello e più ricco del primo.
Ma quando il fratello maggiore vedde che il più piccino nun trovava difficoltà a soddisfarlo, almanaccò una birbonata, e gli disse di portargli presto una colonna di ferro alta dodici braccia per rizzarla 'n mezzo a una piazza.
Il fratello più piccino era sgomento e temeva pure che le Fate si fussano seccate a aitarlo; le Fate però lo consolorno in scambio, e anzi la Capoccia disse:
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Capoccia Capoccia
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