Tutti quegli altri servitori della Corte in nel vedere la bona fortuna che era tocca in un mumento a Orlandino, chiappi dall'astio, forbottavano:
- Bada! questo 'gnoto pitocco c'è monto 'n sul capo a noi che siem vecchi 'n questa Corte, e ci manca poco che lui nun comandi quanto 'l Re. E a no' ci tocca a stare zitti alle prutensioni di questo [342] strapponcello!
Dice un di loro:
- Mettiamolo 'n mala vista col padrone per via della su' superbia.
- Sì sì; ma come si fa? - arrisposano gli altri.
Dice il più ardito:
- Lassatemi fare, e nun dubitate che a qualcosa di bono per il nostro 'nteresso ci rinusco.
Dunque, un giorno che questo servitore dovette andare alla presenzia del Re gli disse:
- Nun lo sa lei, Maestà, di quel che s'è vantato Orlandino? Lui s'è vantato che sarebbe capace di portar via il copertoio d'in sul letto dell'Orco, abbeneché sia tutto guarnito di campanelli, e darglielo a lei per regalo.
Il Re, che 'gli era un po' di testa debole e capriccioso, ci credette a queste parole del servitore bugiardo, e chiamato Orlandino gliele ripetette.
Scrama Orlandino:
- Ma che gli pare, Maestà, ch'i' abbia fatto simili vantazioni! Nun son mica tant'allocco da buttarmi in una 'mpresa 'mpossibile, addove la morte è sicura.
Ma il Re gli arrispose:
- Che, che! Te l'ha' detto, e te lo farai, e insennonò ti toccherà qualcosa di peggio.
Furno inutili le pruteste e i pianti d'Orlandino che per forza fu ubbligato a ubbidire al comando del Re, e mezzo ismemoriato sortì fora per andarsene verso la casa dell'Orco; ma quando lui era quasimente per arrivarci si scontrò in un Vecchino, che in nel vederlo a quel mo' sgomento gli disse:
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Corte Orlandino Corte Maestà Orlandino Orco Orlandino Orlandino Maestà Orlandino Orco Vecchino
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