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      - Lo vedi, che 'l mi' anello i miracoli gli sa fare, Catèra?
      Doppo si raddormirno come loppi tutt'addua.
      Orlandino, a male brighe che gli sentette russare l'Orco e l'Orchessa, scese giù dal tetto e con la listessa scala ripì al davanzale della finestra, agguantò l'anello e via a gambe.
      Ma di lì a un po', che il sole s'era bell'e levo, l'Orco disse alla Catèra:
      - Ridammelo l'anello, moglie.
      La moglie però, cerca di qua, cerca di là, e l'anello nun lo trovava, sicché scrama:
      - Oh! In dove pol essere ito questo anello?
      Figuratevi l'Orco a una simile 'scramazione! Lui capì subbito quel che 'gli era successo, e corre alla finestra, e lontano vedde Orlandino che scappava, e gli urlò:
      [345] - Orlandino!
      E Orlandino:
      - Chene?
      Domanda l'Orco:
      - Quando ci torni?
      E Orlandino:
      - Un giorno dell'anno, ma nun so quando, - e se ne va.
      Eccoti che Orlandino presenta anco l'anello al Re su' padrone; ma i servitori nun si sapevano dar pace che Orlandino fusse rinuscito pure 'n questa 'ntrapresa, e giurorno di nun lo far ben avere insin che l'Orco nun l'aveva mangiato, e però diedano a intendere al Re, che Orlandino fidandosi alla su' bravura voleva ora portar via all'Orco il pappagallo che parlava; sicché il Re, insenza tanti discorsi, gli disse che ritornass'a casa dell'Orco addirittura, perché lui bramava possedere anco il pappagallo.
      Orlandino prutestò che questo nun era vero, piagnette, ma fu tutto inutile, e gli conviense rimettersi a quel ristio.
      Per su' sorte, Orlandino si riscontrò con il medesimo Vecchino.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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