L'Orco per contentarlo quel finto legnaiolo si stendette lungo quant'era in nella cassa e ci nentrava per l'appunto.
Dice 'n quel mentre Orlandino:
- Decco! Se vi garba il mi' pensieri, perché nun lassate ch'i' vi porti qui serrato 'nsino al palazzo del Re? Vo' potete accosì godere della vista d'Orlandino morto e seppellito. Nun dubitate, quand'i' son là, i' lo trovo io un logo per niscondervi.
- Mi garba, sì, - scrama l'Orco insenz'addarsi della celia, - e serrami bene, ch'i' viengo con teco volentieri.
E a questo mo' gli riuscì a Orlandino di rubbare anco l'Orco, e arrivo al palazzo, con la scusa che l'Orco la voleva, obbligò doppo l'Orchessa pure a andarci con le su' gambe.
Quando l'Orco s'accorgette della birbonata s'arrabbiò a bono, massime nel cognoscere che Orlandino era quello che glie l'aveva fatta; ma oramai nun potette più scappare, e il Re lo mettiede assieme all'Orchessa in una stanza, ché tutti vedessan que' da' brutti animali.
A Orlandino poi il Re gli regalò dimolti quattrini, e fecian gran trionfo e allegrezza a dispetto de' servitori astiosi; anzi a loro gli toccò a star sottoposti a Orlandino, che per la su' bravura comandava quasimente alla pari del Re.
NOVELLA XLII
La Rosina per il Mare
(Raccontata dalla Luisa vedova Ginanni)
C'era una volta un poer'omo che dalla su' moglie aveva avute du' bambine, e come 'gli è uso per le campagne queste bambine lui ugni giorno le mandava a scola per imparar la treccia e le divozioni da una ragazza un po' trapassata; attempatotta via!
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