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      Dice:
      - Per istasera mangerà con noi la Rosina; ma doppo cena, te pigliala e lassala 'a mezzo a quel bosco lontano.
      Abbeneché con gran dolore il babbo, quand'ebban cenato, nusci assieme alla Rosina, che era buio fitto, e per istrada scramava ugni tanto:
      - Lo vedi, se 'gli è successo com'i' dissi? T'è tocca la matrigna! Siemo tutti ora in scombussolo e te starai dibandonata a ristio di morir di fame o che gli animali ti mangino viva.
      La Rosina a que' discorsi piagneva, ma in nel camminare scaricava per terra della sembola che s'era messa per le tasche del grembio. Doppo dimolte miglia arrivano al bosco, e lì il babbo si fermò, e siccome la Rosina si sentiva stracca, lei si buttò giù a diacere e in un momento s'addormì. Quando dunque il su' babbo la vedde bell'e addormita, prima gli diede un bacio e poi quasimente di corsa se n'andette, lassandola lì sola quella disgraziata bambina, concredendo d'averla persa per sempre, e vienuto a casa raccontò alla su' moglie quel che lui per su' comando aveva fatto.
      Ma la [351] bambina svegliata a giorno e con una fame da lupi, andando dritto al segnale della sembola scaricata la sera 'nnanzi, riviense alla su' casa in nel mentre che la matrigna scodellava i maccheroni e diceva:
      - Guà! 'gli avanza una scodella piena. Se c'era la Rosina, gli toccava di su' parte.
      - Deccomi qui, - scramò subbito la Rosina. - Apritemi, ch'i' mangi anch'io.
      - Oh! bugiardo! - bocia a quella voce la matrigna al su' marito. - Dunque nun è vero che te la Rosina l'hai dibandonata in nel bosco sotto la quercia.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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