E 'n sulle prime non ci fu nulla da dire, ma quando un bel giorno la Rosina partorì du' maschi, la vecchia diede al postiglione da cena e da bere un vino alloppiato e gli scambiò, in nel mentre che lui dormiva com'un ghiro, la lettera della bona nova, e gliene mettiede dientro la bolgetta un'altra, addove c'era scritto: "La tu' cara Rosina ha fatto du' brutti mostri, e tutti 'l popolo in scombussolo gli urlano: bruciategli, e la città e il Regno dal gran dispiacere s'èn' vestiti a bruno, e ci vole dimolta fatica a tienere ognuno all'ubbidienza che nun facciano una ribillione."
Alla partenza il postiglione nun se n'addiede dello scambio, e arrivò alla presenzia del Re:
- Che novità porti?
- Bone, Maestà, - dice il postiglione: ma quando il Re 'gli ebbe letto lo scritto, subbito cascò per le terre svienuto dalla gran pena e ci volse del bono a farlo ritornare 'n sé.
Allora lui [355] arrispose:
- Che ne sia tienuto di conto della Rosina e dì quel che lei ha partorito. Al mi' ritorno lo so io che ho da fare.
Ma la vecchia il postiglione lo fermò al solito al convento, e dopo averlo alloppiato gli prendette la lettera del Re, e in nel sentire le cose che c'eran dientro la rabbia se la mangiava viva. Diviato almanaccò un'altra lettera a modo suo, e diceva che la Rosina co' su' figlioli fusse presa e bruciata, oppuramente buttata via 'n mezzo della piazza.
Quando alla Corte gli ebbano questa lettera finta, e 'n scambio dell'allegrezze ci leggerno que' comandi barbari, che loro concredevano dal Re di su' mana, cominciorno a sbatacchiare tutti gli usci del palazzo come ismemoriati, e il fratello e i servitori bociavano:
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Rosina Rosina Regno Maestà Rosina Rosina Corte
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