Dice il camberieri:
- Il Re mi' padrone vole sapere, perché questi bambini gli han detto: "Lei è il mi' babbo."
Arrispose la Rosina:
- Loro gli han detto accosì, perché è vero. Domandategli da parte mia a Sua Maestà, se lui era ammattito quando scrisse ch'i' fussi bruciata assieme co' mi' figlioli! Deccogli qui i mostri orrendi ch'i' feci.
A male brighe che il Re sentiede l'ambasciata della Rosina la volse vedere, e lei si buttò 'n ginocchioni e scramò:
- Tutti questi mali m'èn' successi per gastigo dell'ammazzamento della mamma, abbeneché nun fussi capace di capirlo allora 'l male. Ma che nun è vero quel che m'hann'apposto de' mostri, lei, Maestà, se n'accorge da sé co' su' occhi.
Insomma si scoprirno tutt'i tradimenti della Regina vecchia, e anco il postiglione s'arricordò che aveva dormito in nel convento e che dicerto lì dientro la Regina gli scambiava le lettere della Corte con quelle sue false.
Doppo, il Re con gran treno e grandi allegrie fece ritorno a casa sua, e prima si fermò al convento per ragionare con su' madre:
- Oh! che sie' tornato! - gli scrama un po' 'n sospetto che lui potessi cognoscere tutte le su' billère.
Dice il Re:
- Sicuro che son torno, e assieme alla Rosina e a' mi' bambini che ho ritrovo. Ma lei come fu [358] ardita di scrivere tante bugie? Pare propio 'mpossibile.
E 'nsenza misericordia il Re 'gli ordinò che la su' mamma con tutte le monache d'accordo l'arrestassin le guardie, e ammucchiata una gran, catasta di stipa 'n sulla piazza le fece bruciare vive addirittura.
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