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      Deccoti, dunque, che in quel mentre che lui spasseggiava si scontrò con una bellissima femmina di gesti amorosi e dimolto ricca di beni, e tanto si perdiede a ragionare con seco, che le tre ore passorno insenza che lui se n'accorgessi, e la nave al tempo fisso sciolse le vele e lassò Gugliermo dientro a quell'isola.
      Gugliermo, dapprima e' n'ebbe dispiacenzia del caso successo, ma poi 'n compagnia di quella femmina lui finì con iscordassi anco del babbo; sicché a casa nun vedendolo più arritornare doppo i tre mesi, credettano che fusse morto addirittura.
      Il Re Massimiliano steva accosì in gran dolore per aver perso Gugliermo e per nun aver possuto provare l'acqua della Regina Marmotta che doveva guarirgli gli occhi; ma per consolarlo si profferte Giovanni di andare alla ricerca tanto del fratello che dell'acqua.
      Abbeneché al Re gli rincrescessi dirgli di sì per la paura che anco a Giovanni gli succedessi qualche disgrazia, da ultimo gli diede il permesso di partirsene; sicché Giovanni con [373] dimolte ricchezze montò sulla medesima nave, e in poco tempo era alle viste dell'Isola di Buda.
      Dice:
      - Che ci si ferma qui la nave?
      Gli arrispose il Capitano:
      - Sì, ci si ferma una mezza giornata per riposarsi.
      Disse in tra di sé Giovanni:
      - Con dodici ore i' sono a tempo a scendere per visitare questo paese.
      E smontò. Girando, arriva Giovanni dientro a certi ameni giardini tutti pieni di mirti, di cipressi, d'allori e di altre vaghissime piante; c'eran de' laghi d'acqua chiara con pesci d'ogni colore; più lontano, un bel villaggio con viali e strade allegre a perdita d'occhio, e 'n fondo poi una piazza maravigliosa con la su' vasca di marmo bianco, e all'ingiro monumenti e fabbriche di tutte le sorta: ma quel che lo fece rimanere istupidito fu un maestoso palazzo di cristallo, contornato di colonne quale indorate e quale innargentate, che risplendeva propio com'un sole, e addove spasseggiava il su' fratello Gugliermo.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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