Allegro per le notizie avute, sì partì Andreino dalla presenzia di Farfarello, e andato al porto di Brindisse s'imbarcò sopra una nave, e, per nun farla tanto stucca a raccontarvi i risti che 'gli ebbe, lui in fine potiede scendere all'Isola del Pianto.
'Gli era un paese tristo e disabitato; non ci si sentiva un rumore, e Andreino camminava 'nnanzi solo insenza scontrarsi con un'anima viva.
E da prima giunse alla sponda del fiume Adige e lo traversò su d'un magnifico ponte; di là ci steva ritta una sentinella con lo stioppo, ma 'gli era lì come una statua e nun parlava; poi viense a una porta e nentrò dientro a una grande e bella città; a man manca ci vedde an ciabattino che lavorava al bischetto in nell'atto di tirar lo spago, a man ritta un caffettieri che col vassoio e la chicchera serviva una donna sieduta, tutti e tre però fermi, immobili e mutoli.
Corse poi Andreino per diverse strade larghe e pulite e piene di gente, quale alle finestre, quale in nelle botteghe, quale in ficura di passeggio, eppure parevano di cera, perché nun si bucicavano dal su' posto; il simile i cavalli, i cani e tutto insomma. Alla fine Andreino, gira di qua, gira di là, viense a capitare in una vastissima piazza con in fondo un risplendente palazzo; d'attorno c'era una gran quantità di fabbriche e di porticati di marmo co' ricordi de' regnanti dell'Isola, e propio sulla facciata del palazzo ci steva un quadro di belle ficure scolpite da un famoso autore, e sopra, tramezzo a una raggiera e in lettere d'oro, ci si leggeva scritto: A sua Signoria la Regina de' Luminosi, che governa quest'Isola di Parimus.
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