Andreino dunque mangiò e bevette allegramente con grand'appetito, e da ultimo volse sentire anco una mela. Ma, oh Dio! a male brighe che lui la 'ngollò perdé di repente la vista degli occhi. Scrama:
- Oh! poer'a me! Che ho io a fare qui solo 'n questo deserto con questa disgrazia che mi è tocca?
S'alza 'n quel mentre e va al muro, e a tastoni badava 'n dove steva l'uscio per sortire all'aria aperta; ma mette i piedi su d'una ribalta che si spalanca, e Andreino casca giù in un pozzo, la testa e tutto sotto l'acqua. Fu lesto però a rivienirsene a galla, e con su' gran maraviglia s'accorgette d'aver ricuperato la luce. Dice:
- Deccola l'acqua medicinale che quel Mago manifestò a mi' padre per guarirlo. Potre' anco pigliarla subbito e andarmene. Ma oramai che è notte, sarà meglio ch'i' alberghi 'n questo palazzo delle delizie.
Dunque Andreino andette a cercarsi una cambera per dormire, e ne trovò una messa alla reale con un bel letto parato, e dientro c'era tutta 'gnuda una leggiadra e bellissima fanciulla, che pareva un angiolo casco lì dal cielo: lei però nun si mosse [378] punto, e Andremo s'avvede subbito che doveva essere 'ncantata in nel sonno come l'altra gente della città. Stiede lui dapprima quasimente ismemoriato nun sapendo quel che gli convienisse di fare; ma finalmente, con un animo risoluto, si spogliò de' su' panni e si diacé a lato di quella fanciulla e se la godette tutta la notte, insenza che lei addimostrassi manco di averlo sentuto Andreino; e quando poi fu giorno chiaro e che Andreino 'gli ebbe salto il letto, lui su d'un foglio ci scrisse accosì: "Andreino, figliolo del Re Massimiliano di Spagna, ha dormito con suo gran contento in questo letto il 21 marzo dell'anno 203"; e lassò il foglio sopra 'l tavolino.
| |
Dio Andreino Mago Andreino Andremo Andreino Andreino Re Massimiliano Spagna
|