Giovanni, per cavarlo dall'imbroglio, si profferse di andare anco lui al paese della Regina Marmotta a sentire la ragione delle su' prutensioni; ma quando lui arrivò alla porta della citta e vedde penzoloni dall'arpione la testa del su' fratello Gugliermo, nun volse saperne altro e se ne ritornò addietro più lesto del vento, e presentatosi a su' padre con un viso stravolto, scramò:
- Ah! padre mio, no' siem rovinati. Gugliermo l'hanno ammazzato e i' ho pur troppo visto la su' testa 'n sulla porta della città della Regina Marmotta. E s'i' ero tanto bue di nentrarci, la medesima sorte toccava anco a me.
Dice 'l Re tra gli urli:
- Morto Gugliermo! Morto anco lui! Ah! dicerto 'gli era 'nnocente Andreino, e tutto questo mi succede per mi' gastigo. [383] Lui lo disse che sarebbe vienuto il tempo di pentirsene d'averlo fatto ammazzare, e il tempo è stato galantomo e davvero 'gli è vienuto. Ma te scoprimelo tutto questo tradimento, parla chiaro, ch'i' sappia almanco una volta la verità.
Dice Giovanni:
- Che vole, caro padre, fu per via delle nostre donne che s'inventò quella bugia d'aver trovo noi l'acqua della guarigione: ma la verità è, che dalla Regina Marmotta no' nun ci s'andiede e l'acqua e' l'ebbe Andreino, e gli s'era barattata noi nell'Isola di Buda insenza che lui se n'accorgessi.
Scrama 'l padre:
- Birboni! E io per causa vostra ho commesso l'ingiustizia di farlo ammazzare il mi' Andreino. Ah! se nun fusse morto, nun mi troverei 'n questo 'mbroglio. Presto, chiamate que' du' soldati, ch'i' senta da loro se ne sanno nulla, in dove l'hanno seppellito.
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