Mandorno poi a prendere il babbo e tutta la famiglia d'Andreino, e si conclusano le solenni nozze con pompe di giostre, di desinari e di feste da ballo, che ci viensano Principi, Baroni, Cavaglieri e dame da tutte le parti del mondo, e nun si sentiedano per dimolti mesi [385] che soni e canti di gioia e contentezza. Ognuno volse festeggiare la felice liberazione dall'incanto e lo sposalizio d'Andreino con la vaga Regina de' Luminosi. E quando l'allegria fu finita, la gente arritornò alle su' case e Andreino rimanette a governare l'Isola di Parimus a lato della su' Regina per tutto 'l rimanente de' giorni che camporno.
E ora,
La mi' novella è qui finita,
Dalla mi' mente 'gli è partita:
E questo ve lo dico, 'n cortesia,
Dite la vostra, perch'i' ho detto la mia.
NOVELLA XLVII
I cinque Ladri
(Raccontata dalla Luisa vedova Ginanni)
C'era un paese tutto pieno d'artieri, e in una casa ci abitavano sole tre ragazze sarte, ma belle, e nun avevan nissuno, né babbo, né mamma, né fratelli; il campamento loro lo cavavano dal su' lavoro, ugni sempre lì accannite con le forbici e con l'ago. Nun erano ricche queste tre ragazze, ma nemmanco povere, e si chiamavano accosì: la prima Tieresa, la mezzana Assunta e la più piccola Caterina.
Un giorno che loro stavano 'n sulla terrazza a cucire viense a passar di sotto per la strada un bel giovanotto, ben vestito com'un gran signore, e si mettiede a discorrire, a dimandargli quel che facevano, e 'nsomma finì a forza di chiacchiere col nentrare 'n casa; e tutti e' giorni questo giovanotto ritornava alla medesim'ora a conversazione 'n sulla terrazza.
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