Che ti vo' vedere! Il Capo-ladro 'nviperito la voleva di riffa subbito scannare la su' moglie; ma per quel momento gli rinuscì al più piccino de' fratelli d'abbonirlo.
Innunnistante, doppo tre o quattr'altre sere, siccome la Tieresa si riappioppò daccapo, il Capo-ladro, insenza tanti discorsi, co' una coltellata la distese morta per le terre, e po' la buttò in nella stanza degli ammazzati.
Dice il più piccino:
- E ora, che si fa egli? S'era trovo una donna per le faccende di casa e per aprirci il uscio la notte, e te per la tu' rabbia l'ha' finita. Deccoci un'altra volta soli.
- Eh! lo so io il ripiego, - arrispose Tonino. - I' vo a pigliare la mezzana e la meno con meco diviato.
Difatto Tonino la mattina 'n carrozza 'gli arriva alla casa delle ragazze, che gli feciano una grand'accoglienza:
- Che fa la Tieresa? Sta bene, è contenta, è allegra?
Dice Tonino:
- Altro se lei è contenta! Anzi vole la compagnia dell'Assunta per aitarla. Lei ha dimolte faccende; siemo 'n cinque a esser serviti, e ora, siccome c'è la festa, sta lì accanita a ammannire ugni cosa. Dunque vienite, perché lei v'aspetta a grolia.
Con questo 'nganno l'Assunta fu persuasa, e preso le su' robbe e detto addio alla Caterina, ascendere in nella vettura con Tonino, e via; ma quando fu al solito bosco, gli disse Tonino:
- Te lo sai ch'i' son io?
Dice l'Assunta:
- Senti che domanda? Vo' siete il mi' cognato, che mi mena dalla mi' sorella Tieresa vostra moglie.
Dice Tonino:
- E' pol anco essere. Ma i' sono un capo-ladro, e ladri ènno tutti que' mi' quattro fratelli che stanno con meco.
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