Tonino dalla contentezza si stropicciava le mane, e già faceva i su' conti in sul ricatto vicino, perché quella lettera 'gli era 'ncantata coll'alloppio, e fatta 'n modo che tienendola 'l Re sotto 'l su' capo, tutti avevan da dormire la grossa in nella Corte, all'infora della Caterina.
Sonava la mezzanotte, e a un tratto la Caterina da letto sentiede un minorino - cicì, cicì, - come d'un chiavaccino tirato via dalla bocchetta; ma poi concredette che fusse uno sbaglio tra 'l sonno e si riappisolò.
Eh! pur troppo 'gli era stato quel ragazzetto serro dientro la colonna, che pian pianino e in peduli scendé giù e andiede a aprire il portone del palazzo, addove stavano ad aspettarlo Tonino co' su' quattro fratelli. Nentrano tutti, ché nimo se n'accorgete, perché le sentinelle, i servitori e ugni persona dormivano alloppiati dalla lettera 'ncantata.
Tonino salì a gambe lo scalone e bucò risoluto in nella cambera reale, e agguantata per un braccio la Caterina, che si riscotette 'mpaurita, gli disse:
- Su, levati e nun far chiasso, ché tanto sarebbe 'nutile. Te ha' da vienire con meco; c'è de' conti da saldare.
Bisognò bene che la Caterina nusciss'in quel mo' in camicia dal letto e andassi con Tonino, che sempre la tieneva stretta e la tracinava per forza, e insenza parole lui la ubbligò a scendere a pian terreno e la menò in nella cucina.
Dice:
- Ora 'gli è 'l tempo di pagarmela, sfacciata. Ammannite la caldaia piena d'olio e d'aceto, e lei ce la vo' bollire viva dientro.
Il più piccino de' ladri, 'n quel mentre che gli [395] altri preparavano la caldaia e accendevano il foco, si volse provare a abbonirlo Tonino, e che gli perdonassi alla Caterina e fossi contento soltanto di rimenarla con seco nel bosco.
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