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      Approdato che fu all'isola, Giuseppe principiò a guardare da ugni lato se ma' ci fosse persona viva, case co' su' abitanti, 'nsomma qualcuno da domandargli aiuto; ma l'isola pareva propio un deserto, abbeneché nun ci mancassin gli alberi e i frutti.
      - Oh! poero a me, dov'i' son io capitato! - scrama Giuseppe. - Qui e' mi convierrà finire la mi' vita 'n questo logo salvatico. Ma che nun ci sia nimo in qualche lato?
      In quel mentre però che Giuseppe si disfogava tra sé e sé, deccoti sbucano fora da delle tane un branco di genti tutte vestite di pelli d'animali, sicché Giuseppe gli s'accostò per domandargli se loro volevano menarlo al riparo e portargli 'l baule; ma quelle genti nun lo capivano alla parlata.
      Allora Giuseppe tirò fora una muneta d'oro, poi l'orologio, e nunistante quegli omini e' nun si mossano, perché nun gli cognoscevano quegli arnesi. Quasimente sgomento Giuseppe pensò alle robbe che tieneva dientro al baule, l'aperse e prendette un coltello luccichente e principia a tagliare un pezzo di legno.
      Que' salvatichi a quell'operazione di Giuseppe si scossano e gli viensano d'attorno per vedere più meglio, e da ultimo a forza di cenni dissano che erano contenti di possedere lo stromento, e preso in spalla il baule, menorno Giuseppe alla grotta in dove abitava il loro Re, che ricevette il forastieri con ugni [398] sorta di bone accoglienze, e l'albergò 'n casa sua.
      A farla corta, Giuseppe con lo stare lì rinuscette a 'mparare la lingua di quel popolo, e accosì potiede farsi 'ntendere 'nsenza sbaglio e fatica.


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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