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      Doppo mangiorno a du' palmenti, che della fame ficuratevi se loro n'avevano, e la Caterina le niscose 'n segreto, perché Tognarone non le scoprissi, quando arritornava.
      Dice la Caterina:
      - Lassatemi 'l pensieri a me, che forse mi rinusce fargliela in sull'auzzatura a questo birbone venduto. Me l'ha da pagar cara.
      Deccoti che arriva doppo diversi giorni Tognarone e la Caterina premuriosa va a riscontrarlo, l'accompagna 'n casa e gli fa mille finezze; Tognarone nun capiva più 'n sé dal gran contento, e 'nsenza accorgersene, dalla tanta fede per la Caterina, lui finì che quasimente lei lo menava per il naso; sicché quando gli parse tempo disse la Caterina:
      - Mi' omo, de' mi' vecchi 'gli è un bel pezzo ch'i' nun ne so più nulla. Poeri mi' genitori! Loro e' si lamenteranno di me con bona ragione. E poi con queste carestie è capace per insino a mancargli 'l campamento. Sai, mi' omo, quel che ho ideato? Ho ideato di mandargli a mi' genitori un cassone pienato di robba, e te me l'ha' da portare.
      Addomanda Tognarone:
      - Ma che ci metti dientro?
      - Da mangiare, de' vestiti e qualche altro gingillo, - arrispose la Caterina: - ma quando i' l'ho chiusto, che vo' nun sia ardito d'aprirlo per istrada. Badate, veh! perch'i' starò a vedere, e se vo' disubbidite, i' vi cavo gli occhi con le mi' mane.
      Dice Tognarone:
      - Almanco, che te nun lo faccia tanto peso.
      La Caterina dunque ammannì 'l cassone, ma 'n scambio di pienarlo con soltanto della robba per regalo e' ci accomidò sdraiata l'Assunta, e quando l'ebbe serro disse a Tognarone:


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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