- Allora, - arrisponde il Carbonaio, - i' lo darò in scambio di qualche altra cosa.
- E sarebbe?
- Che lei mi lassi baciare il su' piedi 'gnudo.
Scrama la Marchese.
- No davvero.
Sicché il Carbonaio disse:
- Gua'! e io l'anello i' lo tiengo per me, - e s'arrivolse addietro per andarsene; ma si vedeva bene che alla Marchese quel diamante gli faceva gola.
Dice la camberiera:
- Padrona, che male c'è in un bacio su un piedi? Tiri via, che tanto e' nun si sa che io e lei.
- Te sie' una tentatora, e te mi dai un consiglio cattivo, - disse la Marchese, - abbeneché i' n'ho un gran desìo del diamante.
- Dunque, - dice la camberiera, - per la miscea d'un bacio su un piedi nun la lassi scappare questa maraviglia.
Insomma finì che la Marchese si cavò una calza e il Carbonaio gli diede un bacio sul piedi 'gnudo, e lei prendette l'anello e se lo 'nfilziò nel su' dito.
Il secondo giorno il Carbonaio finto, con il su' solito sacco di carbone e un diamante di diecimila scudi, arritorna a bociare sotto al palazzo della Marchese, e alla su' voce deccoti s'affaccia la camberiera.
A male brighe che lei vedde quel barbaglio 'n sulla mano del Carbonaio, corre diviata dalla padrona:
- Signora, signora, e' passa il Carbonaio d'ieri e 'gli ha un diamante più bello al doppio 'n dito.
Dice la Marchese:
- Chiamalo su e domandagli se lui vole barattarlo con questo che qui, e gli darò anco il resto del gosto in quattrini.
Il Carbonaio salisce e la camberiera gli fa la richiesta della su' padrona.
Arrisponde lui:
- Che! la mi' robba nun la vendo; la regalo.
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