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      Il Re allora s'arrizzò con dimolto dispiacere, e detto addio se n'andiede, con la 'mprumessa di vienirsene la mattina doppo a pigliar la sposa 'n carrozza e menarla a Corte per la cirimonia delle nozze.
      Sicché dunque la Marchese traditora rimasa sola si spogliò diviata e, rientrata a letto, il Carbonaio sortì dall'armadio e 'nsenza tanti discorsi gli si sdraiò accanto a tienergli allegra compagnia 'nsino a che lei stucca nun s'addormì com'un ghiro.
      Ma quando il Carbonaio s'accorgette che la ragazza era per bene appioppata, prima gl'infilziò l'anello 'n dito, poi pian pianino gli prendé la camicia ricamata di sotto 'l capezzale, e rimessosi i su' panni addosso, fuggì via alla rifruga e riviense a casa a cavarsi quel travestimento da carbonaio.
      Alla Marchese poi in nello scionnarsi nun gli parse vero di nun trovare più con seco il Carbonaio, e tutt'allegra dell'anello avuto, si vestiede per lo sposalizio e nun s'avvedde punto del mancamento della camicia.
      Si sa che alle nozze de' Principi è costume che siano 'nvitati i più gran signori del Regno per più d'onore agli sposi: sicché il Re volse al su' pranzo le meglio persone e ci chiamò anco il Mercante di sale, perché da povero che lui era prima 'gli era diventato uno de' più ricchi della città. Si metterno a tavola e tutti s'appalesavano allegri e chiacchieroni; soltanto il Mercante di sale steva mogio mogio e nun apriva ma' bocca; sicché in nel vederlo a quel mo' con quella mutria di malcontento, e' si divertivano a sbeffarlo e i su' amichi ugni po' po' gli domandavano:


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Sessanta novelle popolari montalesi
di Gherardo Nerucci
Editore Le Monnier Firenze
1880 pagine 665

   





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